Botta & Risposta con Gian Piero Santin fondatore di ARTE & STILI
Botta & Risposta con Gian Piero Santin fondatore di ARTE & STILI Limited, nata nel 2015 con l’intento di proporre soluzioni che suggeriscono l’uso di ceramiche artigianali vietriche.
Una realtà importante nella City con le radici di un’arte artigianale che mantiene i principi tradizionali della lavorazione a mano, dove il fitto spazzolone di colore rende ogni ceramica unica e irripetibile.
Il nostro piacere ospitare l’architetto Gian Piero Santin in questa rubrica per raccogliere una visione della contemporaneità.
Cosa significa esportare il “locale” in un’economia globalizzata?
Qualche anno fa ho avuto occasione di lavorare a Londra per la ristrutturazione di appartamenti. Fu allora che proposi materiale di ceramica Vietrese, utilizzata poi con grande successo. In questi anni a seguire ho continuato a sognare di esportare il bello della nostra economia ed oggi, che realizzo questo sogno, sono orgoglioso di contribuire, anche in minima parte, alla globalizzazione delle peculiarità di ogni parte del mondo.
Come viene percepita l’arte artigianale di Vietri nella Capitale del business occidentale?
A Londra l’arte artigianale italiana è già qualcosa di speciale (vedi pizza, pasta, mozzarella ecc.) e la ceramica Vietrese desta addirittura stupore: questa appare sul volto sorridente di tutti quelli che si affacciano alla vetrina del negozio da me aperto a pochi passi da Covent Garden.
Cosa significa essere imprenditori a Londra e quali le differenze con il fare impresa in Italia.
Sono solo agli inizi per definirmi un imprenditore, ma posso già affermare l’enorme differenza con il fare impresa nel giro di qu in Italia. Prima fra tutto l’inesistenza della burocrazia: le autorizzazioni previste si ottengono nel giro di qualche giorno, basta rispettare le regole richieste. Non è da poco il minore carico fiscale dovuto.
Il Made in Italy è ancora un valore distintivo rispetto alla produzione mondiale?
Come già sottolineato alla seconda domanda, il made in Italy per gli Inglesi (ma credo per tanti Paesi) è un valore distintivo di buon gusto, di espressione naturale del “Bel Paese” e, meglio, di solarità e allegria.
Dal suo osservatorio come vede il futuro del Design?
Il futuro del design è certamente positivo. Oramai quasi tutti hanno la propensione su tutto ciò che sia di “Design”. Avere oggetti o materiali di design è diventato come uno “status simbol”che solo pochi oggi sanno privarsi.
All’ultimo salone del Mobile di Milano abbiamo notato un rilancio del settore con una passaggio fondamentale nell’area del design verso il Materico lasciando alle spalle un minimalismo che si è esaurito. Cosa ne pensa?
Ogni stile ha il suo tempo, anche se la mia idea di fare architettura si colloca bene con il minimalismo, credo che sia giusto variare. Il materico d’altro canto è certamente uno stile che troverà un grosso riscontro per quella sensazione di “calore” che diversamente il minimalismo non ha trasmesso.
A quali progetti si sta dedicando in questo momento?
Fortunatamente ho diversi progetti in Italia che mi vedono impegnato nella mia professione di Architetto, in particolare di una importante struttura sanitaria che si svilupperà di qui fino ai prossimi due anni.
Siamo partiti da un presente che dimostra una nuova ricerca del locale rispetto alla globalizzazione, ma cosa rimpiange passato?
Per carattere non ho mai rimpianto il passato perché ogni giorno c’è sempre qualcosa in cui credere fermamente e impegnarsi per ottimizzare i risultati sperati.